
SOS, UN OCEANO DA SALVARE
30/09/2020
“Un Uomo creò la busta di plastica, la lattina di alluminio, la pellicola e il piatto di carta. E questo era bene perchè l’Uomo poteva finalmente prendere la sua automobile e comperare tutto il cibo in un unico posto e poteva conservare le cose buone in frigorifero e buttare via quello che non si poteva più utilizzare. E presto la Terra fu ricoperta di sacchetti di plastica e lattine di alluminio e piatti di carta e bottiglie uso e getta, e non c’era più posto per sedersi o per camminare, e l’Uomo scuotendo la testa gridò: Che disastro incredibile!. ”
Art Buchwald1970.
Ogni anno milioni di tonnellate di plastica invadono gli oceani, rappresentando uno dei principali pericoli per gli ecosistemi marini. Ce lo ricordano tragicamente i ritrovamenti, sempre più comuni, di capodogli e altre balene con lo stomaco letteralmente stracolmo di materiale in plastica o alluminio; reti da pesca e ami che continuano a minacciare uccelli; tartarughe e cetacei anche quando ormai hanno terminato la loro funzione primaria; I sacchetti di plastica che vengono facilmente scambiati per meduse e inghiottiti come alimento o le cannucce di plastica che possono bloccarsi in una narice, nell’occhio o addirittura in gola di una tartaruga marina o di un qualsiasi altro animale marino. Secondo un recente studio sono 690 le specie minacciate dai rifiuti presenti in mare: il 17% di queste sono inserite nelle liste rosse degli animali in pericolo di estinzione, il 92% sono messe in pericolo dalla plastica e il 10% ha ingerito microplastiche.
Un drammatico esempio delle conseguenze dell'inquinamento da plastica è l'isola di plastica del Pacifico, il più grande accumulo di rifiuti in mare, un'area grande tre volte la Francia. Le altre isole minori per dimensioni ma non per densità di rifiuti si trovano nel mar dei Sargassi, nel Circolo Polare artico, nell’Oceano Indiano, nell’Oceano Atlantico Meridionale e Settentrionale.
I rifiuti che compongono le Isole sono di varie dimensioni, ma a causare i danni maggiori sono appunto le microplastiche che si disperdono dalla superficie sino al fondo degli oceani, si confondono con il plancton, vengono ingeriti causando la morte di tantissimi organismi marini.
Questi frammenti di plastica inferiori ai 5 millimetri, possono essere prodotte dall’industria (ad esempio le microsfere utilizzate in cosmetica o per l’igiene personale, i dentifrici ne sono particolarmente ricchi) o derivare dalla degradazione in mare per effetto del vento, del moto ondoso o della luce ultravioletta di oggetti di plastica più grandi.
Le microplastiche affliggono tutti gli animali marini, dal microscopico krill (l’insieme di piccoli crostacei che rappresentano la primaria fonte di cibo per molti animali marini) fino ai grandi predatori all’apice della catena alimentare, per arrivare a noi attraverso il cibo che mangiamo.
Rappresentano quindi una problematica purtroppo molto grave, diffusa e globale su cui è indispensabile intervenire subito. Le cause molto spesso sono determinate dal suo non corretto smaltimento; dall’errata gestione del ciclo dei rifiuti, dagli scarichi di acque reflue non trattate, dallo smaltimento illecito di rifiuti industriali ma anche dal nostro mancato senso civico, dalle nostre brutte abitudini e dalla nostra superficialità.
Cambiamo rotta, riduciamo il consumo di plastiche e microplastiche; impariamo a riutilizzare, ricicliamo in modo corretto; avviciniamoci alla politica "Plasticfree"; cambiamo le nostre abitudini verso uno stile di vita più consapevole e sostenibile.
Il Mare è anche nostro, Preserviamolo!!!!!