MARINE LITTER, una Minaccia Imminente
- Claudia D'Emilio
- 8 ott 2020
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 21 ott 2020
Negli ultimi anni la presenza delle microplastiche nell’ambiente marino è diventato un problema ambientale e sanitario di proporzioni enormi. Quando questi inquinanti scendono fino a dimensioni microscopiche, il problema è ancora più allarmante.
Ne sentiamo parlare alla TV, lo leggiamo sui giornali, sono pieni di articoli e post social media e stanno prendendo sempre più piede le iniziative di giovani volontari e professionisti del settore impegnati in tutta Italia nella pulizia delle spiagge e campagne di sensibilizzazione.

COSA SONO LE MICROPLASTICHE E DA DOVE VENGONO?
Le microplastiche sono costituite da frammenti di materiale solido di dimensioni inferiori ai 5 mm, conosciute con il termine “microlitter”, capace di galleggiare sulla superficie del mare, essere trasportato dal vento e dalle correnti oppure giacere sui fondali.
Sono il risultato della frammentazione di plastiche più grandi, le macroplastiche, che si disperdono nell’ambiente, assorbono e concentrano gli inquinanti disciolti in mare e, per le ridotte dimensioni, sono ingeriti dagli animali diventando una minaccia per le specie marine, la biodiversità e anche per l'uomo. Di tutti i componenti del Marinelitter, la plastica è il più dannoso; si tratta di una sostanza “Persistente”, capace di permanere nell’ambiente marino per lungo tempo, parliamo di circa 450 anni.
FOTODEGRADAZIONE DELLA PLASTICA
Un oggetto degradabile è un qualsiasi oggetto che viene ridotto in piccole dimensioni e trasformato da agenti naturali. In natura, i materiali vengono solitamente disgregati dai microorganismi (batteri , funghi) che per biodegradazione producono poi composti che vengono riutilizzati nell'ambiente.
Le materie plastiche subiscono invece, la cosiddetta fotodegradazione per effetto dell’UV solare producendo inquinamento da PCB e rilasciando composti cancerogeni che si concentrano nei tessuti. Queste sostanze si accumulano infatti nel tessuto adiposo degli organismi (Bioaccumulo), mentre le sostanze tossiche verso il vertice della piramide alimentare (Biomagnetizzazione).
ISOLE DI PLASTICA, LE NUOVE TERRE EMERSE
I rifiuti marini si accumulano in zone specifiche chiamate "ISOLE DI PLASTICA".
La più grande di queste è quella del Pacifico, la Great Pacific Garbage Patch.
Questo accumulo si è formato a partire dagli anni 80, a causa dell'incessante inquinamento da parte dell'uomo e dall'azione della corrente oceanica chiamata Vortice subtropicale del Nord Pacifico che ha permesso, fino ad ora, ai rifiuti galleggianti di aggregarsi fra di loro formando un'enorme "nube" di spazzatura presente nei primi strati della superficie oceanica. La Great Pacific Garbage Patch viene informalmente chiamata con diversi nomi, tra cui Isola orientale di Immondizia o Vortice di Pattume del Pacifico.
Anche nell'Oceano Atlantico è presente una chiazza di detriti galleggianti simile e con densità comparabili: la "North Atlantic Garbage patch" mentre le altre isole minori per dimensioni ma non per densità di rifiuti si trovano nel Mar dei Sargassi, nel Circolo Polare Artico, nell’Oceano Indiano, nell’ Oceano Atlantico meridionale e settentrionale.
IL MEDITERRANEO
In Mediterraneo la concentrazione dei rifiuti è pari a quella delle cosiddette “isole galleggianti” dell’Oceano Pacifico.
Sono gli involucri per alimenti, gli imballaggi di plastica, i sacchetti per la spesa, le bottiglie, bastoncini per le orecchie, mozziconi di sigaretta, palloncini, assorbenti igienici e questi sono solo alcuni dei rifiuti presenti. Moltissimo materiale plastico che ingerito dagli animali, confuso per cibo, ne causano ferite e lesioni.
Sono 134 le specie mediterranee vittime dell’ingestione di plastica: Caretta caretta è una delle più colpite, seguita dai tonni e i pesci spada, dagli squali boccanera ma anche animali più piccoli, come le cozze e il granchio comune, o la triglia di fango e la sogliola, che si nutrono sui fondali, accumulando grandi quantità di microplastiche che indirettamente arrivano poi sulle nostre tavole.
COSA FARE
Il problema è già allarmante. Tuttavia, esiste un modo per evitare che questo problema peggiori in futuro: produrre e utilizzare meno plastica.
Utilizzare una borraccia anziché le bottiglie;
Prediligere sacchetti di carta a quelli di plastica;
Sposare la politica dell’economia circolare: riducendo i consumi, imparando a riutilizzare anziché buttare e sostituire;
Evitare il più possibile la plastica usa e getta;
Stare attenti etichette selezionando materiali, scegliendo quelli ecosostenibili e poveri di plastiche e siliconi.
L'inquinamento da microplastiche non mette a rischio solo l’ambiente marino, ma è una seria minaccia alla salute degli oceani e alla sicurezza alimentare. Sposare questi accorgimenti aiuterà a proteggere il MARE, a difendere l'abbondanza di diversità che lo caratterizza, e a ridurre l'inquinamento che lo soffoca.
Che sia il Nostro "Un MARE DI RISORSE E NON DI PLASTICHE!"
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