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Sars-Cov-2, Squali in Pericolo

  • Immagine del redattore: Claudia D'Emilio
    Claudia D'Emilio
  • 21 ott 2020
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 31 ott 2020

Secondo gli ambientalisti, mezzo milione di squali potrebbe essere ucciso per una componente naturale che viene utilizzata per produrre vaccini contro il coronavirus: lo Squalene, un olio naturale prodotto nel fegato degli squali.



CHE COSE' LO SQUALENE

Lo squalene è un triterpene, una sostanza organica largamente diffusa in natura. Particolarmente abbondante nel fegato di squalo, da cui prende il nome, è un composto intermedio nella biosintesi degli steroli, sostanze molto importanti nella fisiologia di animali e piante.

Nel mondo vegetale lo squalene abbonda nell'olio di oliva, in quello di arachidi, nella crusca di riso, nei semi di amaranto e nel germe di grano; inoltre è prodotto da tutti gli organismi superiori, inclusi gli esseri umani.

La cute umana ne secerne una certa quantità nel sebo, questo mantiene idratata l'epidermide e impedisce la disidratazione della pelle. Si tratta infatti di un composto addirittura essenziale per la vita, usato dal nostro organismo come "mattone" per costruire ormoni steroidei ed altre sostanze lipidiche, l'intermedio essenziale per la sintesi di colesterolo che avviene nel fegato.



LO SQUALENE E IL VACCINO ANTI COVID


Lo squalene è ormai da tempo utilizzato nella medicina tradizionale cinese contro l’influenza e anche nei cosmetici. Attualmente l'azienda farmaceutica britannica GlaxoSmithKline lo utilizza come adiuvante nei vaccini antinfluenzali, per aumentare la risposta immunitaria e

stimolare la risposta degli anticorpi , sostenendo le molecole dei vaccini che da sole non sarebbero sufficienti.

A maggio la GlaxoSmithKline ha dichiarato che avrebbe prodotto un miliardo di dosi di questo adiuvante per un potenziale utilizzo nei vaccini Covid-19. Il punto è che si stima che siano necessari 3mila squali per produrre 1 tonnellata di squalene. Quello che potrebbe succedere sarebbe veramente una sorta di sterminio.

A lanciare l'allarme l'organizzazione senza scopo di lucro Shark Allies, fondata nel 2007 alle Isole Hawaii ma ufficialmente operativa dal 2014 in California. Il gruppo, composto da scienziati, veterinari e attivisti ambientalisti, ha richiesto che le case farmaceutiche coinvolte nell'uso di squalene sostituiscano lo squalene di origine animale con quello estratto dai vegetali e che includano lo squalene non animale in tutti i test per i prodotti attuali e futuri che utilizzano l'elemento, così da evitare un'ulteriore minaccia per questi pesci, messi già a dura prova dalla perdita di habitat e dalla pesca intensiva.

Il problema è OVVIAMENTE di tipo economico poichè lo squalene di origine vegetale e quello di origine animale hanno la medesima struttura chimica (C30H50), quindi non vi è alcuna differenza nell'uso dell'uno o dell'altro come adiuvante di un vaccino.

Lo squalene vegetale costa infatti il 30% in più di quello estratto dal fegato degli squali, per il semplice motivo che per estrarre quello dai pesci (con una purezza del 98%) si esegue “una singola fase di distillazione sotto vuoto a temperature di 200-230 gradi Celsius”, un processo che dura sole 10 ore.

Per ottenere quello vegetale invece (con una purezza del 92%) ci vogliono 70 ore, ecco perché, finora, non sono state studiate reali alternative per il vaccino anti-Covid.



"Ci sono ancora tante incognite sulla portata e sulla durata di questa pandemia e se continuiamo ad usare gli squali, il numero di esemplari catturati per questo motivo potrebbe diventare davvero alto, anno dopo anno" ha dichiarato Stefanie Brendl, fondatrice di Shark Allies.

Gli squali sono animali da preservare, predatori di vertice fondamentali per la salute e la funzionalità degli oceani.  Se è possibile utilizzare squalene non animale come adiuvanete in tutti i vaccini, compreso quello anti-Covid, che si investa nella ricerca e si eviti uno sterminio di massa.






 
 
 

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